La storia del cavallo
Alla scoperta del compagno di viaggio dell'uomo
Tra gli animali che popolano la nostra terra il cavallo è sicuramente uno dei più armoniosi e affascinanti in circolazione. Per l’eleganza e la forza che ha dimostrato nei secoli, l’uomo lo ha scelto come compagno fidato e lo ha allevato selezionando le caratteristiche più adatte a seconda delle proprie esigenze evolutive.
Quello che oggi chiamiamo cavallo è molto diverso rispetto al suo lontano antenato. L’animaletto dal quale si è sviluppata la famiglia degli Equidi che comprende cavalli, asini e zebre, ha attraversato un processo di evoluzione durato ben 50 milioni di anni. Si chiamava Hyeracotherium (o anche Eohippus) era piccolo più o meno come un cane e si cibava prevalentemente di foglie, piccoli arbusti e bacche che trovava nei boschi dal sottosuolo paludoso. Le zampe anteriori presentavano 4 dita e quelle posteriori 3, tutte erano provviste di piccoli zoccoli usati insieme a dei cuscinetti simili a quelli che oggi hanno i cani.
I resti fossili hanno dimostrato che il cavallo è sopravvissuto e si è evoluto proprio grazie al suo carattere intraprendente e avventuroso giungendo in tutto il mondo: Nord America, Europa, Asia e Africa. È proprio per muoversi più velocemente sui suoli rigidi che ha sviluppato nei secoli un solo rigido zoccolo e passò da brucatore casuale a erbivoro nei pascoli, e così i suoi occhi si spostarono sui lati in modo da individuare all’aperto meglio i predatori.
Gli occhi dei cavalli sono grandi il doppio di quelli dell’uomo e di razze affini, possono vedere bene anche di notte e comunicano vivacità e profondità. Scopriamo insieme le caratteristiche di questo meraviglioso animale, le razze più note, le funzioni che svolge e lo splendido rapporto che ha instaurato con noi uomini.
Caratteristiche e indole dei cavalli
I diretti genitori dei cavalli come li conosciamo oggi sono comparsi sulla terra intorno a un milione e mezzo di anni fa nel nord America. Questi però con molta probabilità si estinsero per il clima rigido, mentre altri cavalli continuarono la loro evoluzione nel resto del mondo e diedero vita alle razze che oggi si conoscono come Equues Caballus. In Cina si svilupparono dei tipi di cavalli chiamati “delle steppe” scaltri e coraggiosi con la testa grossa e il manto grigio, in Russia, Polonia e Ucraina i “cavalli delle pianure” eleganti e leggeri probabilmente discendenti dal cavallo Arabo. Mentre in Africa, per il clima e il pericolo dei predatori, si sviluppò il ramo delle zebre con caratteristiche del tutto differenti in grado di mimetizzarsi e correre.
I cavalli si suddividono in razze a sangue caldo, freddo e misto. La distinzione però non ha nulla a che fare con la vera temperatura sanguigna ma è connessa all’origine geografica della loro provenienza. Per esempio, sono dette razze a sangue caldo i purosangue del Medioriente o Nord Africa, sono a sangue freddo i cavalli del Nord Europa. Oltre che per la razza vi è la classificazione per tipi di cavalli a seconda dell’utilizzo che ne viene fatto. Un esempio sono i pony da polo, i cavalli da tiro, i cavalli da carrozza o gli hunter cioè con caratteristiche da caccia con grande olfatto e veloci.
Sempre parlando di classificazioni possiamo dire che il corpo del cavallo si può suddividere in tre parti: avantreno, tronco e treno posteriore. Questa suddivisione permette di cogliere alcune caratteristiche di equilibrio nelle diverse razze miste. Ad esempio un Quarter Horse americano è caratterizzato da un treno posteriore molto sviluppato mentre un cavallo Arabo si contraddistingue per un avantreno con il collo lungo e il portamento elegante.
Inoltre i cavalli hanno manti e colori diversi, tra le sfumature più diffuse ricordiamo: grigio, baio, sauro e morello ma esistono anche tipi di cavalli col pelo pezzato, roano rosso e albino.
Che differenza c'è tra maneggio e scuderia?
Il maneggio è il luogo dove si fanno le lezioni della scuola di equitazione, in genere consistente in un recinto con terreno ricoperto di sabbia fine, pula di riso o altri materiali affini soffici. Il rettangolo non misura più di 40 x 20 metri (indicato per legge) e ha dei segni sul terreno per rendere agevoli le lezioni.
Per la passeggiata a cavallo in un maneggio la regola è tenere sempre la destra, e se si ha bisogno di una pausa non intralciare il tragitto agli altri ma porsi al centro. Secondo le fonti più antiche i maneggi erano utilizzati già in tempi remoti per allenarsi con i cavalli da corsa ma erano di forma circolare. In questo luogo i cavalli da corsa eseguivano soprattutto degli esercizi di dressage.
La scuderia invece è la costruzione, poco lontana dal maneggio, in cui sono ospitati i cavalli da corsa quando non sono all’esterno o vengon usati per lezioni di equitazione. Le scuderie sono composte da box, delle vere e proprie “camere da letto” per cavalli in legno con misure standard di 4,3 x 3,6 mt. Il box è aperto su tre lati perché il cavallo per sua natura ha bisogno di affacciarsi e curiosare.
Vivere in una scuderia comunque non è naturale per i cavalli da corsa quindi esso deve uscire nel paddock o all’aperto più tempo possibile. Bisogna ricordare però che è un essere routinario, quindi dopo le passeggiate a cavallo, fate sì che le sue giornate siano scandite dai soliti rituali così che il suo equilibrio psicofisico resti inalterato. Abitudine non significa per forza di cose monotonia!
È consigliabile trascorrere del tempo con lui in scuderia anche per attività tecniche come la pulizia dell’attrezzatura così che si senta in compagnia e possa osservarvi con i suoi occhi profondi e intelligenti.
Segreti e consigli per un’amicizia perfetta tra cavallo e umano
Una svolta importante nel rapporto di amicizia tra cavallo e uomo si ha con la domesticazione delle razze primitive. Intorno al 4000 A.C. l’uomo pensò di utilizzare i cavalli che vivevano in branco selvaggi, per cavalcare, tirare grandi pesi e attaccare i nemici in velocità. Sono animali che amano essere toccati ed avere continuo contatto fisico non solo con i loro simili ma con le persone. Questo li ha condotti col tempo ad acquisire sempre più un rapporto affettuoso di amicizia tra cavallo e l’uomo.
Anche con il passare di migliaia di anni i cavalli hanno mantenuto l’indole socievole e gregaria, cioè vivono in branco se possono anche in un recinto o in una scuderia stabilendo delle gerarchie. È proprio questa loro indole sociale che ha condotto con facilità all’amicizia stretta tra cavallo e uomo.
Come scegliere il proprio amico dato che i cavalli possono essere diversissimi per caratteristiche anatomiche e inclinazione caratteriale?
Al momento di decidere se acquistare il proprio cavallo ricordiamoci che i cavalli sono animali dalla lunga memoria. Sarà vostro compito fare in modo di procurargli un “buon passato” che influirà per sempre positivamente sul vostro rapporto di amicizia. Il cavallo ha bisogno di trascorrere del tempo di qualità con il proprio padrone in un ambiente sicuro e sempre pulito, quindi solo se potete dedicargli gran cura compite questo passo.
Conosci il verso del cavallo?
Capire lo stato fisico e psicologico di un cavallo vuol dire osservarlo e ascoltare con attenzione le sue emozioni positive mentre nitrisce e non solo.
Affermare che un cavallo nitrisce per comunicare è in realtà riduttivo, egli parla con la postura, con gli occhi, con le orecchie. Inoltre i cavalli emettono numerosi rumori: borbottii, grida, mugolii, sospiri. Rumori tutti a frequenza piuttosto alta che traducono stati d’animo differenti come l’impazienza, la soddisfazione, l’eccitazione o lo sconforto.
Non tutti sanno che oltre ad emettere il nitrito di saluto il cavallo può utilizzare questa frequenza alta perché a livello fisiologico riesce così a liberare le vie respiratorie per essere pronto, se necessario, a lanciarsi al galoppo. Si è scoperto recentemente che i cavalli emettono più nitriti e sbuffi se sono rinchiusi e non riescono a vedere i loro compagni vicini, è come se in mancanza di contatto visivo il legame sonoro servisse per tenere coesione nel gruppo.
Sbuffare ad una frequenza alta può essere l’espressione di emozioni positive di rilassamento e soddisfazione al termine di un duro lavoro o come manifestazione sonora di affetto per il gruppo.
Il cavallo Arabo
Il cavallo Arabo di pura razza è tra le specie di razze equine quella che concentra in sé tutte le qualità ricercate in ogni razza e tipologie di cavallo, per questo è considerato sempre il supporto per migliorare le altre razze. Si tratta di un cavallo resistente e potente dal sangue orientale di origini antichissime e leggendarie. Il cavallo di razza araba ha occhi grandi ed è scattante e veloce proprio perché si è forgiato nei deserti in convivenza col popolo come l’arabo beduino da sempre guerriero.
È un cavallo di tipo mesomorfo con l’altezza di 145-155 cm di grande intelligenza, nevrile ma docile al contempo. Il suo muso è minuto e le labbra sono fini come le narici che però hanno la particolarità di dilatarsi moltissimo.
È un cavallo molto elegante la cui testa è inconfondibile per bellezza del profilo camuso, partecipa a show e gare di morfologia e necessita di un’alimentazione pregiata per preservare le sue performance e lo splendido pelo.
Il cavallo da monta Western
Tra gli sport equestri vi è la monta Western o del nord America i cui cavalli più indicati sono il Quarter Horse e le altre razze americane. Si tratta di un modo di andare a cavallo più rilassato che viene praticato anche in Italia a livello agonistico. La sella Western è più comoda rispetto alle tradizionali e ha molti decori, presenta un pomello d’aiuto per le fasi di apprendimento o quando si hanno le staffe molto lunghe.
I cowboy moderni hanno un abbigliamento tradizionale che ricorda quelli di un tempo: stivali, grandi cappelli e jeans con copri pantaloni. Tra le gare su sella Western ricordiamo il famigerato pole bending, ovvero l’uso di una monta Western basata sulla velocità e agilità del cavallo. Il cowboy dirigerà il cavallo in un percorso a slalom costituito da 6 paletti disposti in linea retta e con una distanza di 6 m circa l’uno dall’altro. Vince chi arriva per primo al traguardo senza abbattere o toccare i paletti.
Il cavallo atleta
In Italia è l’avviamento al salto ad ostacoli l’attività più diffusa per i cavalli da salto. Le gare si svolgono nell’ambito di un concorso ippico e consistono nel portare a termine su cavalli da salto un percorso ad ostacoli con il minor numero di penalità possibili. Il salto ad ostacoli è condotto da un cavallo atleta ed è uno sport olimpico molto seguito. Le razze di cavalli da salto più impiegate sono quelle a sangue misto quali le tedesche o olandesi. Ma è considerato un cavallo atleta scattante e leggero anche il purosangue inglese, e quello anglo-arabo.
Il Ministero della Salute ha sviluppato un vero e proprio vademecum per la cura del cavallo atleta sportivo composta da dieci regole basate sul rispetto dei suoi tempi di apprendimento e delle sue potenzialità.
Il cavallo purosangue Inglese
Tra i purosangue di razza equina più antica oltre a quello arabo vi è il purosangue inglese che presenta caratteri morfologici e sangue caldo affini. La razza nasce alla fine del Seicento in Inghilterra perché re Carlo II amava i cavalli da corsa e la corsa al galoppo ed era sempre alla ricerca di stalloni di origine lontana velocissimi. Fu grazie a lui che si decise di selezionare delle razze dalle ottime caratteristiche fisiche e incrociare degli stalloni di origine orientale: il Byerley Turk, il Daley Arabian e il Godolphin Barb. Da quel momento in poi il purosangue inglese fu usato prevalentemente per la corsa al galoppo grazie al suo carattere nevrile che lo fa apparire sempre scattante e competitivo.
Dall’incrocio tra il purosangue inglese e quello del suo antenato il purosangue arabo nacque un’altra razza a sangue caldo quella anglo-araba amatissima da Napoleone Bonaparte. Per i peculiari caratteri morfologici si affezionò così tanto alla razza che creò, nei primi dell’800, anche un primo allevamento in Francia.
Il cavallo non agonista
Il cavallo è da sempre accanto all’uomo e non per forza di cose deve praticare sport e attività agonistica per esser di aiuto e suo fedele alleato. In antichità era un supporto fondamentale per le guerre e le battaglie, e come mezzo di trasporto sia individuale che in carrozza. Il ruolo importante è svolto dal cavallo anche per il suo impiego come forza lavoro in agricoltura durante tutta l’evoluzione dell’uomo.
Quando fu inventato il motore a scoppio l’unico modo per misurare la velocità fu la forza dei cavalli e ancor oggi se ne parla e viene impiegata come unità di misura.
Vi sono altri cavalli che anziché praticare sport a livello agonistico contribuiscono comunque al benessere di chi li possiede. Anche senza attività agonistica dispensano la loro attrattiva a discipline come: il circo della grande tradizione equestre, il volteggio, i giochi di pony, l’ippoterapia per disabili e bambini e molto altro. Nella classificazione in genere è detto cavallo non agonista anche un cavallo anziano che un tempo è stato un atleta e che ha bisogno di cure e alimentazione specifica.
Il puledro
Il momento propizio, quello che alcuni studiosi definiscono la nascita del puledro, è una lunga e affascinante storia. Innanzitutto la futura madre è necessario che entri nel periodo migliore per il concepimento: il cosiddetto estro. Il momento si registra tra fine aprile e agosto, perché la gravidanza, che durerà 11 mesi, dovrà mettere alla luce il puledro in un periodo dalle temperature miti. In questi mesi, infatti, l’erba cresce rigogliosa e il latte della fattrice viene così prodotto in modo abbondante.
Tuttavia quando nascono i puledri sono coperti da una fitta e soffice lanugine che garantisce loro la protezione iniziale alla temperatura che via via si trasformerà in manto setoso e dal colore diverso. Il cordone ombelicale, dopo la nascita, sarà reciso subito e il piccolo inzuppato e disarticolato per alcuni momenti sembrerà privo di forze. Avrà gli zoccoli piccoli e morbidi ma se occorre questi gli permetterebbero sotto attacco di correre via.
Sua madre inizierà a leccarlo per impregnarlo del suo odore per riconoscerlo nel branco o nella scuderia. Lui non appena sarà in grado di camminare si dirigerà verso la fattrice per ingurgitare il preziosissimo colostro. Occorrono almeno 15 giorni affinché il puledrino si avventuri alla scoperta dell’ambiente circostante. È portato ad andare vicino ai piccoli della sua età ma poi ritorna per prudenza sempre dalla madre fattrice. Col tempo, intorno alla terza settimana, proverà anche ad avvicinarsi allo stallone padre se è presente, ma secondo alcuni studiosi, sarà la tendenza a restare vicino alla madre a perdurare per tutta la sua vita.
Il cavallo fattrice
La fattrice è la giumenta utilizzata negli allevamenti per la riproduzione, che porta in grembo, in alcuni specifici periodi dell’anno il puledro che deve continuare la razza. Essa ha bisogno, a differenza degli altri mammiferi, di portarlo in grembo per 11 mesi perché il puledro deve avere gambe robuste per nutrirsi e scappare in caso di pericolo. Quando è in stato interessante è importante che i nutrizionisti e veterinari si occupino attentamente della sua alimentazione per evitare malformazioni che altrimenti si verificherebbero nel primo anno di vita del piccolo.
Quando un cavallo fattrice sta per dare alla luce il puledro ci sono alcuni segnali chiari come la coda in cui si forma un solco, la sua postura abbassata e i capezzoli che creano una pellicola.
La nascita del puledro è piuttosto veloce se si considera la lunga gravidanza e la grandezza del feto sin dalle prime settimane di vita. Anche dopo l’evento la fattrice seguirà il piccolo e i suoi fratelli, dedicando loro il tempo delle poppate ma anche, dopo il primo anno momenti di gioco e coccole. E come in tutte le famiglie, quando i giovani puledri sono troppo irruenti, con un colpo di coda o un nitrito la fattrice saprà riportarli all’ordine.
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